venerdì, Novembre 28, 2025

La “crisi”? Un martini con un cubetto di ghiaccio in meno

C’è un vizio lessicale — e morale — nel capitalismo contemporaneo: chiamare crisi l’obbligo di accontentarsi di qualche miliardo in meno. Il risultato è che il dolore sociale viene scaricato su chi porta a casa 1.000-2.000 euro al mese, mentre nelle ville dei grandi azionisti si decide soltanto quale yacht rinviare all’anno prossimo.

Stellantis: cinque miliardi non sono bruscolini

Nel 2024 il gruppo ha visto l’utile “crollare” del 70%, ma il numero finale resta 5,5 miliardi di euro (Fonte Stellantis).
E cosa fa un colosso in difficoltà? Stacca comunque 2 miliardi di dividendi (0,68 € per azione) (Fonte Stellantis).

Il 14,2 % di quelle cedole va a Exor — la cassaforte della famiglia Agnelli (Fonte France 24): circa 280 milioni in contanti che basterebbero a pagare lo stipendio annuo di più di 15.000 operai Fiat.

Nel frattempo, a Brescia, 1.600 lavoratori Iveco rientrano dalle ferie per scoprire la cassa integrazione già pronta. La “crisi” aziendale, insomma, diventa immediatamente frigorifero vuoto per le famiglie operaie.

Amazon: record di profitti, record di licenziamenti

Amazon ha archiviato il 2024 con 59,2 miliardi di dollari di utile netto (Fonte Business Insider). Jeff Bezos possiede circa l’8,8 % del colosso Reuters: più di 5 miliardi di profitti “personali” in un solo esercizio.

Eppure, tra il 2022 e il 2024, il gigante dell’e-commerce ha tagliato 27.000 posti di lavoro (Fonte Entrepreneur). Il dipendente medio USA, pagato 47.990 dollari l’anno, secondo The Register, scopre che la cura aziendale alla “congiuntura” è licenziare chi guadagna meno di quanto Bezos incassa in dieci minuti di rendimento azionario.

Starbucks: l’espresso amaro … per chi serve al bancone

Il marchio del frappuccino lamenta “vendite deboli”, ma chiude con 3,76 miliardi di dollari di utile e 361.000 dipendenti sparsi nel mondo (Fonte Macrotrends). Un barista americano guadagna in media 15,23 $ l’ora, circa 31.700 dollari l’anno (Fonte Ziprecruiter): occorrerebbero quattro mesi interi di turni per eguagliare il profitto che la catena realizza per ciascun lavoratore (oltre 8.600 $), secondo i calcoli di StockAnalysis.

E la risposta alla “tempesta dei costi”? Il licenziamento di 1.100 impiegati corporate annunciato a febbraio.

Il trucco linguistico della “crisi”

  1. I miliardi non spariscono: cambiano solo tasca. Anche l’anno “peggiore” di Stellantis vale un bottino capace di finanziare stipendi operai per una città intera.
  2. Il rischio è asimmetrico. L’azionista eredita il capitale e, nella peggiore delle ipotesi, rinvia l’acquisto dello yacht; l’operaio rischia la mensa dei figli.
  3. La terapia è sempre identica: tagli al personale, contratti più precari, ritmi più intensi.

Quando i comunicati parlano di “difficile contesto macro-economico”, il traduttore simultaneo dovrebbe correggere con: “quest’anno nel martini metteremo tre cubetti di ghiaccio invece di quattro.

Per chi vive di salario, invece, la vera crisi — non metaforica — è il vuoto che si spalanca tra lo scaffale del supermercato e il portafogli. La prossima volta che un bilancio “in rosso” vi viene presentato come un sacrificio esistenziale, ricordate: chi piange miseria continua a contare i miliardi, e a noi lascia da contare le monetine.

Leggi anche

Ultime notizie